The Maze Runner first italian forum/gdr

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view post Posted on 6/9/2013, 09:52
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THE MAZE RUNNER
Run or die.


"Mi chiamo Thomas, pensò.
Quella... quella era l'unica cosa che riuscisse a ricordare riguardo alla sua vita.
Non capiva come potesse essere possibile. La sua mente funzionava senza problemi e stava cercando di fare supposizioni sul luogo e sulla condizione in cui si trovava. I suoi pensieri furono inondati dalla consapevolezza di fatti, immagini, ricordi e dettagli che riguardavano il mondo e il suo funzionamento. Si figurò la neve sui rami degli alberi. Una corsa lungo una strada coperta di foglie. Lui che mangiava un hamburger. La luna che illuminava pallida un campo erboso. Nuotare in un lago. Una piazza cittadina trafficata e popolata da centinaia di persone affaccendate.
Tuttavia, non sapeva da dove venisse o come fosse finito in quell'ascensore buio, o chi fossero i suoi genitori. Non sapeva neanche quale fosse il suo cognome. Nella sua mente guizzò una serie di immagini di persone, ma erano irriconoscibili, i volti sostituiti da inquietanti macchie di colore. Non riusciva a pensare a una sola persona conosciuta o a ricordare una conversazione. La stanza stava proseguendo la sua oscillante ascesa e Thomas ormai non si accorgeva più del continuo sbatacchiare delle catene che lo stavano portando in alto. Passò molto tempo. I minuti divennero ore, anche se era impossibile dirlo con certezza, perchè ogni secondo pareva durare in eterno. No, invece. lui sapeva che le cose non stavano così: a naso poteva dire di essere in movimento al massimo da mezz'ora.
Era strano, ma sentì che la sua paura veniva spazzata via di colpo, come uno sciame di moscerino portato via dal vento, e che veniva sostituita da un'intensa curiosità. Voleva sapere dove si trovasse e cosa stesse accadendo.
[...]
Un rumore metallico secco, forte, risuonò sopra la sua testa e Thomas inspirò, stupefatto, mentre sollevava lo sguardo. La luce squarciò il soffitto della stanza aprendo una linea dritta, che si allargò davanti agli occhi del ragazzo. Un suono acuto e stridente rivelò una doppia porta scorrevole che qualcuno stava aprendo a forza.
Dopo tutto quel tempo passato al buio, la luce era come una pugnalata negli occhi. Thomas distolse lo sguardo, coprendosi il viso con entrambe le mani. Sentì dei rumori provenire dall'alto, delle voci. Si sentì strizzare il petto dalla paura.
« Guardate quel pive.»
« Quanti anni ha?»
«Sembra una sploff con una maglietta sopra.»
« Sei tu la sploff, faccia di caspio.»
« Ragazzi, che gran puzza di piedi c'è, laggiù!»
« Spero ti sia piaciuta la gita a senso unico, Fagio.»
« Non c'è biglietto di ritorno, fratello.»
Thomas fu investito da un'ondata di confusione che si ricoprì subito di bolle di panico. Le voci erano strane e riecheggianti. Alcune delle parole gli erano del tutto estranee, mentre altre erano famigliari. Costrinse gli occhi a adattarsi e li strizzò per rivolgere lo sguardo verso la luce e le persone che stavano parlando. All'inizio vide solo delle ombre che si muovevano, ma presto si trasformarono in sagome di corpi; persone chine sul buco nel soffitto, che lo stavano guardando e indicando.
Poi, come se la lente di una macchina fotografica fosse finalmente riuscita a metterli a fuoco, i visi divennero nitidi. Erano ragazzi. Tutti, chi più piccolo, chi più grande. Thomas non sapeva cosa si fosse aspettato, ma la vista di quei volto lo sconcertò. Erano solo adolescenti. Ragazzini. Una parte della sua paura svanì, ma non abbastanza da calmare il cuore che batteva ancora all'impazzata.
Qualcuno calò una corda dall'alto, con il capo legato a formare un grosso anello. Thomas esitò, poi vi mise il piede destro e si aggrappò stretto alla corda mentre veniva strattonato verso l'alto. Alcune mani si allungarono verso di lui, tante mani, che lo presero per i vestiti e lo tirarono su. Il mondo parve cominciare a girare, una nebbia turbinante fatta di visi, colori e luci. Una tempesta di emozioni gli torse le budella, rovesciandole e poi stirandole. Voleva strillare, piangere, vomitare. Il coro di voci si era zittito, ma mentre veniva tirato con violenza oltre il bordo affilato della scatola buia, qualcuno parlò. E Thomas capì che non avrebbe mai dimenticato quelle parole.
«Piacere di conoscerti, pive.» disse il ragazzo.
«Benvenuto nella Radura.»"

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